Chi pensa che oltre i 20 euro di sconto non si possa andare, si ricreda: c’è chi ha trovato il sistema per regalare 30 euro, guadagnandoci. Il tutto a spese nostre.
L’articolo del numero scorso di NM si chiudeva con questa domanda: “Cosa potrà accadere nella fase acuta della recessione?”
E con queste ipotesi: “Lo scenario peggiore (ma altamente probabile) è un aumento degli sconti sulla tariffa a 20 euro con punte anche di 25. Ci sarà una crescita degli illeciti, con sempre più centri disposti a passare tutto pur di avere clienti e sopravvivere. In fin dei conti la domanda di revisioni facili e false è molto forte in Italia. Già a marzo 2018 sapremo se sarà così.”
Bene, per la prima ipotesi non è più necessario aspettare marzo 2018, perché la realtà ha già superato l’immaginazione: siamo arrivati a 30 euro di sconto.
Esatto, 30 euro, pari al 67% dei 45 euro lordi incassati per la prestazione.
Questo significa che il cliente paga 36,88 euro e che il centro vende i controlli a 15 euro.
Per logica economica, dato che un centro medio è composto per l’85-90% da costi fissi, una tale offerta è insostenibile.
Nessun centro di revisione può evitare il fallimento scontando una tale somma dal suo fatturato.
A meno che non vi sia un trucco. E il trucco c’è. Studiato a tavolino.
Innanzitutto lo sconto viene dato in carburante. Attenzione: non in buoni carburante, ma direttamente come rifornimento alla pompa di benzina o gasolio.
Poi servono (almeno) due partite IVA: una per il centro di revisione e una per un’altra società.
È fondamentale che la seconda società svolga un’attività che prevede il possesso e l’utilizzo di decine di veicoli a uso professionale. Una scuola guida va benissimo (meglio se un gruppo di scuole guida associate).
Serve poi un benzinaio compiacente (o complice) e un sito specializzato a veicolare le offerte delle aziende.
Probabilmente servono anche “gli agganci giusti” a livello locale.
Ecco come funziona il meccanismo qui sotto osservazione.
Istruzioni per l’uso: 1)
Innanzitutto si va sul sito prescelto e si inserisce l’omaggio di 30 euro di carburante. Poi il cliente interessato clicca sull’offerta, lascia il suo numero di cellulare e riceve un SMS che gli dice cosa fare per avere i 30 euro. Successivamente il cliente si reca presso il centro indicato, fa la revisione, paga la tariffa piena e riceve un buono da 30 euro da spendere presso una precisa stazione di servizio.
Il cliente va a fare rifornimento, firma e consegna il buono al benzinaio che lo serve senza battere ciglio, anche se sul buono c’è il timbro della scuola guida. Il benzinaio poi fattura l’importo alla scuola guida; questa registra il costo e lo porta integralmente in deduzione, IVA inclusa, dato che è legato alla sua attività professionale.
In sintesi: il centro incassa l’intero importo di 45 euro a beneficio del suo conto economico, acquisisce clienti a costo zero e fa fuori la concorrenza locale; la scuola guida deduce il costo del carburante e abbatte l’imponibile fiscale, trasferendo così il costo dell’omaggio a carico dello Stato e, quindi, a carico dei contribuenti. Il benzinaio vende più carburante senza sforzo. I clienti sono felici perché spendono solo 36,88 euro.
Chi è cornuto e mazziato è il centro vicino, che subisce un danno economico enorme, non potendo rispondere ad armi pari e perdendo così clienti.
Il centro è poi doppiamente cornuto e mazziato perché, dopo aver più volte denunciato il fatto alla Motorizzazione locale e alla Provincia, si sente dire dalla prima che non può intervenire direttamente ma semplicemente informare la Provincia e dalla seconda che tale attività è lecita perché lo dice il Garante della Concorrenza e del Mercato.
In realtà il Garante dice altro, ma la Provincia ha convenienza a dare la sua interpretazione e chiudere il caso.
Infine, il centro è tre volte cornuto e mazziato perché, poco tempo dopo, è lui a ricevere la visita della Guardia di Finanza che, non trovando irregolarità, gli contesta “delle discordanze su alcuni versamenti sul c.c. postale 9001 e lo invita a fornire esaustivi chiarimenti nonché ad esibire le attestazioni di pagamento dei bollettini postali”.
Per la cronaca: tutta questa vicenda accade in provincia di Fermo.
Fonte: NotiziarioMotoristico.com
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